Ci sono stati moltissimi scrittori che ci hanno lasciato nobilissime citazioni su ciò che "scrivere" può effettivamente signficare.
Italo Calvino ha affermato:" Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto".
E ancora, Charles Bukowski ha esordito con: "Scrivere poesie non è difficile. Difficile è viverle".
Mentre Emilio Salgari ha detto:" Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli".
Un altro invece, un noto individuo dal nome di Alessandro Baricco, ha sostenuto:"Scrivere è una forma sofisticata di silenzio".
Potrei citarne moltissimi altri di scrittori o intellettuali, che riservarono qualche aulica parola o metafora all'arte dello scrivere.
Forse a prescindere dalle caratteristiche delle nostre vite ci dedichiamo un po' tutti, chi più chi meno, all'arte della parola e ci convinciamo anche di essere abbastanza dotati o meritevoli di esprimere giudizi a riguardo.
Tali giudizi in realtà, sono solo prodotti della società, di altri individui che hanno il medesimo nostro atteggiamento e che ci stanno attorno, sono precostituiti e non ci appartengono il più delle volte.
La verità è che spesso ci attacchiamo alla mitologia sociale per non rimuginare troppo su ciò che non ci piace delle nostre vite, ci fa comodo ricorrere a quelli che sembrano essere miti o leggende ormai adagiatisi saldamente sull'impalcatura della piccola realtà che ci intrattiene.
Per esempio quando siamo circondate da eserciti di amiche fidanzatissime o in procinto di esserlo MA siamo ancora single e pensiamo che:
A) siamo sfigate
B) sono loro le sfigate
C) ho solo 25 anni sono giovane per impegnarmi
Il caso A rappresenta la categoria di ragazze che, per scarsa autostima o per spontanea inclinazione al vittimismo nascisista, si sentono in dovere di ribadire la loro sfrontata sfortuna in amore, senza considerare che magari siano loro o le snob intoccabili di turno, o le tipe dall'apertura "mentale" eccessiva che talvolta può stancare o spaventare il sesso maschile.
Il caso B invece, descrive la categoria femminile che "piuttosto che sentirmi sfigata, sicuramente c'è qualcosa che non va negli altri". Beh, può darsi che siano gli altri ad avere qualcosa di impreciso o imperfetto in ciò che sono, ma sarà sempre così? Ebbene penso di no.
Anche solo statisticamente parlando non sarebbe possibile, e voi ragazze che sentite quella vocina di disappunto nella vostra testa quando rinnegate di avere parte della colpa della vostra "sfiga"..beh probabilmente siete uno di quei casi in cui la vostra teoria dell' "altrismo" non funziona.
Il caso C, che dire, rappresenta le grandi superwomen del ventunesimo secolo che si sentono troppo emancipate per avere bisogno di un uomo, o anche solo per ammetterlo. Ma mie care, accettare le avances di un chicchessia uomo, non si tratta di rinunciare alla vostra più assoluta indipendenza, si tratta piuttodto di costruire per voi una dimensione sicura, in cui ci sia il posto anche per qualcun altro, il quale non per forza debba oscurare chi siete, ma che magari vi aiuti a tirare fuori il megoli di voi.
I migliori scrittori dei tempi hanno dedicato tempo e parole all'arte della parola stessa ma non avrebbero mai voluto che noi rinunciassimo a vivere ciò, di cui le loro stesse parole parlavano. Perciò, VIVETE.